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LA VERVE DI MARINO TRA CLASSICI E... RARITÀ

Nel programma anche inusuali brani di Alkan e Gottschalk

"Fino alla prima metà del XIX secolo non era concepibile che un pianista si presentasse da solo di fronte a un pubblico pagante. Sarà Liszt il primo a presentarsi da solo di fronte al suo pubblico: nasceva così il recital, e con esso una nuova idea di programma da concerto. L’intento era evidente: mantenere programmi simili a quelli dei concerti in teatro, portanto però sul palco un solo protagonista. Trascrizioni e parafrasi pianistiche assumono così un ruolo di primo piano nella produzione ottocentesca, e l’appuntamento di domenica scorsa con la stagione concertistica 2017-2018 della Filarmonica Laudamo fornisce più di un’occasione per gustarne alcuni interessanti esempi.

Alessandro Marino, protagonista di questo undicesimo appuntamento tenutosi al Palacultura, si è presentato al pubblico con una spontaneità che ispira subito simpatia. Sorriso smagliante e tutta la leggerezza dei suoi trent’anni: il giovane pianista siciliano (originario di Mazara del Vallo, regolarmente impegnato in tournèe tra Italia ed estero) si era già fatto apprezzare dal pubblico messinese nel 2010 quando – è lo stesso Marino a ricordarlo – aveva proposto al Palacultura un originale programma incentrato su due delle figure più controverse nello scenario musicale di fine ottocento: Charles-Valentin Alkan e Louis Moreau Gottschalk. Figure e repertori, quelli appena citati, a cui il giovane pianista si dice molto legato, tanto da scegliere di riproporli anche questa volta, seppur sotto nuove vesti.Alessandro Marino, protagonista di questo undicesimo appuntamento tenutosi al Palacultura, si è presentato al pubblico con una spontaneità che ispira subito simpatia. Sorriso smagliante e tutta la leggerezza dei suoi trent’anni: il giovane pianista siciliano (originario di Mazara del Vallo, regolarmente impegnato in tournèe tra Italia ed estero) si era già fatto apprezzare dal pubblico messinese nel 2010 quando – è lo stesso Marino a ricordarlo – aveva proposto al Palacultura un originale programma incentrato su due delle figure più controverse nello scenario musicale di fine ottocento: Charles-Valentin Alkan e Louis Moreau Gottschalk. Figure e repertori, quelli appena citati, a cui il giovane pianista si dice molto legato, tanto da scegliere di riproporli anche questa volta, seppur sotto nuove vesti.

Il concerto vede in apertura la Siciliana di Joachim Raff, arrangiamento per pianoforte della celebre aria “Mercè dilette amiche” dai Vespri Siciliani di Verdi. Seguono le Variazioni e fuga in mi bemolle op. 35 di Beethoven e le ultime tre Rapsodie ungheresi di Liszt. Già nella prima sezione del concerto il profilo di Marino si delinea chiaramente, mostrandoci un pianista di solida tecnica e buona vena interpretativa.

Nella seconda parte del concerto si approda a una nuova idea di virtuosismo, con George Gershwin e la sua Rapsodia in blu. Segue Le festin d’Esope op. 39 n. 12 di Alkan, studio composto da 25 rielaborazioni di un unico tema che come in un climax di intensità sonora e di complessità tecnica (ottave e scale rapidissime, ampi salti, tremoli, trilli) costituiscono l’apoteosi della variazione, autentico leitmotiv del programma proposto. Una brevissima nota ci sembra doverosa riguardo la scelta di inserire in programma Valentin Alkan, oggi come nel 2010: scelta a nostro avviso curiosa ma interessante, che porta luce su un grande virtuoso contemporaneo di Chopin e Liszt, tuttavia raramente eseguito in concerto. Chiude il programma la grandiosa Tarantella dell’americano Gottschalk, con cui Marino da prova ancora una volta di grande agilità sulla tastiera, riuscendo a trasferire sul pianoforte volumi sonori ed effetti timbrici propri dell’orchestra.

Due i fuori programma: il Galop di Gottschalk e il quarto dei Sei momenti musicali op. 16 di Rachmaninov, pagina di grande intensità tra le più note della letteratura pianistica di tutti i tempi. Lunghi ed entusiastici gli applausi del pubblico."

Caterina Morabito